Augmented reality: la rivoluzione degli smartglass
By Epson Italia Blog
L’Augmented Reality
Sempre di più oggi sentiamo parlare di Augmented Reality (AR), si tratta di una tecnologia che permette di ottenere informazioni contestuali e rilevanti semplicemente osservando un oggetto, una persona o un luogo attraverso un device (smartphone, tablet o smartglasses) munito di camera. Il funzionamento è assai semplice: particolari algoritmi “osservano” l’ambiente circostante, sfruttando la camera e gli altri sensori presenti sul device e quando riconoscono una posizione gps, una forma o un’immagine precedentemente caricata nel sistema, l’arricchiscono con contenuti multimediali (solitamente immagini, pdf, link, video e oggetti 3D).
Quando Nasce?
È difficile risalire alla nascita della realtà aumentata; alcuni la riconducono alle prime sperimentazioni dei piloti di caccia israeliani che per semplificare il processo di ingaggio dei nemici in volo, furono muniti di rudimentali “Head Up Display” (HUD), permettendo così di muovere il proprio sguardo intorno all’abitacolo dell’aereo proiettando sul loro campo visivo le informazioni relative ai sensori del velivolo (come ad esempio velocità e altitudine).
Un grosso contributo allo sviluppo di questa tecnologia deriva della letteratura fantascientifica dove autori, pionieri del cyberpunk e visionari come William Gibson e Bruce Sterling descrissero negli anni ‘90 particolari occhiali capaci di arricchire la realtà dei protagonisti dei romanzi con informazioni contestuali (se non l’avete mai letto vi consiglio “Luce virtuale” di William Gibson).
Le prime sperimentazioni tra gli anni 70-90 videro come campo d’applicazione il settore militare, in quanto i costi elevati dell’hardware e la potenza di calcolo non rendevano ancora matura questa particolare tecnologia, ma con l’avvento degli smartphone nei primi anni 2000, abbiamo assistito a una importante diffusione nel settore consumer. Queste applicazioni venivano utilizzate prevalentemente per operazioni di marketing e comunicazione (con qualche raro caso di sperimentazione ludica), ma solo nel 2010 iniziarono a diffondersi i primi videogiochi grazie a società come Layar e Metaio che iniziarono a distribuire i primi sdk per sviluppatori.
Tra il 2011 e il 2013 nascono i primi progetti pilota nel settore industriale e nello stesso periodo eventi come l’Augmented Reality Expo di Santa Clara diventano da piccoli raduni di nicchia a importanti appuntamenti non solo per gli “addetti ai lavori”, ma anche per investitori, aziende di svariati settori e curiosi, dei veri e propri show dove startup e società consolidate si misurano a colpi di algoritmi e wearable device. Società come Vuzix (provenienti dal settore della difesa) provano a introdurre sul mercato consumer i primi smartglass: occhiali muniti di camera che permettono di catturare la realtà, la processano e l’arricchiscono attraverso dei piccoli display posizionati davanti agli occhi, ma l’esperienza risulta essere troppo immersa e più vicina alla virtual reality.
L’arrivo degli smartglass
Tra il 2013 e il 2014 diverse società iniziarono a produrre device di tipo smartglass con l’obiettivo di spostare l’esperienza dell’AR dal monitor dello smartphone al campo visivo dell’utente.
La “prima generazione” di smartglass sono i monocoli, quei particolari device che aumentano il campo visivo dell’utente in modo parziale, solo su un occhio (solitamente impegnando dai 10° ai 14° del campo visivo) e presentano diverse criticità, come ad esempio, l’affaticamento della vista (il focus dell’occhio ingaggiato muta se legge informazioni su un display) o la scarsa durata della batteria (spesso utilizzano il sistema operativo dello smartphone “ospite” connesso via bluetooth).
Nello stesso periodo, alcune società come Epson scelgono di investire direttamente su smartglass che mi piace definire di “seconda generazione”: si tratta di device che possono proiettare le informazioni su entrambi gli occhi sfruttando così la stereoscopia (che permette l’utilizzo della profondità dell’informazione), inoltre l’utilizzo di unità logiche indipendenti, invece di sfruttare gli smartphone, prolunga la durata della batteria e permette l’utilizzo di sensori di alta qualità.Questa seconda generazione sta dando il via a una vera e propria rivoluzione dei processi industriali, generando una nuova gamma di servizi e soluzioni. Si delinea, così, un mercato potenzialmente enorme; la stessa Gartner prevede che questo trend raggiungerà numeri molto importanti (1M$ nel 2017).
Altre informazioni su questo e altri mercati le analizzeremo insieme nei prossimi post di questo blog.
Mauro Rubin (Joinpad)
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